
Schiacci un bottone e paralizzi una nazione. È la cyberwar, una guerra invisibile che viene combattuta ogni giorno. In un mondo interamente computerizzato, in cui le macchine e i loro automatismi guidano strutture nevralgiche per la nostra vita come le centrali nucleari, le fabbriche di armi, i centri logistici e quelli di distribuzione delle informazioni. Un attacco informatico può portare una nazione al collasso.
LA PARALISI. Lo scenario è ben presente nei piani alti della sicurezza americana. «Viviamo in un mondo in cui la guerra informatica è ormai reale e può minacciare le nostre reti e il nostro sistema finanziario», ha ammesso il direttore della CIA Leon Panetta in un'intervista alla Abc. Lo ha dimostrato la recente violazione degli account Gmail di funzionari del governo americano, politici asiatici, attivisti cinesi, militari e giornalisti. Gli hacker hanno rubato le password delle caselle di posta elettronica e copiato tutti i documenti presenti. Una quantità di informazioni inestimabile. Secondo gli Usa, l'origine dell'operazione è la Cina, e più precisamente Jinan, sede di una accademia per hacker governativi.
La prossima mossa della Casa Bianca sarà considerare un hacker alla stregua di un terrorista. «Se ci causate un blackout nazionale, noi vi rispondiamo con i missili», è l'annuncio alla Rambo arrivato direttamente dal Pentagono.
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