Il Ministero della giustizia a chi intercetta: “Non vi paghiamo, non ci sono soldi”
Lunedì, 30 dicembre 2013 • Categoria: Intercettazioni
I tecnici che nelle indagini della magistratura si occupano delle intercettazioni, non vengono pagati con regolarità dal Ministero di Grazia e Giustizia. E quando ciò avviene, avviene in ritardo. C’è così tutto un settore imprenditoriale che soffre, arrivando sino alla chiusura di aziende con la conseguente perdita di posti di lavoro e di un bagaglio di competenze davvero notevoli. Una cosa del genere è successa alla Cogei Srl. Ovvero, alla Compagnia generale di investigazioni di Pero, in provincia di Milano, da qualche tempo in liquidazione perché dal Ministero vanta un credito di oltre 630 mila euro.Si sono così trovati senza occupazione una decina di dipendenti. Pur curando per diverse procure del territorio nazionale il noleggio e l’installazione di sofisticate apparecchiature per intercettazioni ambientali e telefoniche, l’azienda ha stentato a ricevere il giusto compenso. Nel 2011 è stato così emesso dal Tribunale di Milano un decreto ingiuntivo ai danni del Ministero di Grazia e Giustizia, per un ammontare di 400 mila e 877 euro.
Con il nuovo apparato promette di impedire l'accesso ai dati riservati degli utenti da parte della National Security Agency. Questo è il progetto di John McAfee, esperto informatico ed imprenditore statunitense, divenuto famoso per aver creato l'omonimo antivirus.
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Ogni qualvolta mandiamo un’email, i dati vengono gestiti da un server locale, attraverso reti in fibra ottica. Su queste dorsali ormai transita di tutto, persino le chiamate effettuate dai normali telefoni. C’è poi un’altra grande risorsa creata per altri scopi che può, tuttavia, essere utilizzata anche per effettuare intercettazioni ambientali (audio ma volendo anche video). Considerata molto preziosa, perché a prova di bonifica ambientale (la ricerca di microspie in un determinato luogo): la rete elettrica.
«Nelle prossime settimane» il Garante privacy adotterà un «provvedimento generale» sulle intercettazioni «per indicare soluzioni idonee ad elevare lo standard di protezione dei dati trattati ed evitarne indebite divulgazioni». Lo annuncia il presidente Antonello Soro, auspicando anche una revisione del «codice dei giornalisti». Le intercettazioni, sottolinea Soro, sono una «risorsa investigativa fondamentale, insostituibile, che andrebbe gestita con molta cautela: per evitare fughe di notizie – che, oltre a danneggiare le indagini, rischiano di violare la dignità degli interessati – e per evitare quel ‘giornalismo di trascrizionè che finisce, oltretutto, per far scadere la qualità dell’informazione». E «proprio per favorire un giornalismo maturo e responsabile», il Garante intende anche «promuovere una riflessione sul possibile aggiornamento del codice dei giornalisti, al fine di coniugare al punto più alto diritto di cronaca e dignità della persona. Per tale obiettivo – sottolinea – questa potrebbe essere una strada meno divisiva e forse più concludente rispetto alle diverse ipotesi legislative tentate nella scorsa legislatura».
Lo scorso 13 maggio è stato rivoluzionato il mondo delle intercettazioni telefoniche: nuove modalità, nuovi prezzi. Ma la riforma per l’abbattimento dei costi è solo apparente. In realtà, queste nuove disposizioni non celano altro che un vortice di spese identico al precedente. Secondo la circolare ministeriale, l’abbattimento dei costi sarebbe garantito dal sistema Elis, un macchinario istallato presso la Procura con il compito di sostituire gli appalti che precedentemente venivano affidati a ditte esterne. In questo modo, lo Stato, dovrebbe abbattere almeno una delle due voci tra più ingenti del capitolo di spesa delle intercettazioni. Dovrebbe.
Le Intercettazioni Ambientali sono un problema che può essere sovrapposto a quello delle Intercettazioni Telefoniche. Una persona può avere il sospetto di essere ascoltata, ma non capire quale sia la modalità con cui le informazioni filtrano all’esterno. Le Intercettazioni Ambientali, economicamente e tecnicamente, sono molto più alla portata di Agenzie Investigative private e dei singoli di quanto non lo siano le intercettazioni sulle linee telefoniche GSM (a parte i casi di impiego di Spy Phones, acquistabili anche per meno di mille euro). Le Intercettazioni Ambientali possono rappresentare una modalità efficace per aggirare le contromisure disposte da chi protegge le proprie comunicazioni telefoniche, per esempio attraverso l’uso della crittografia. Se è impossibile decifrare una conversazione telefonica opportunamente criptata, potrebbe essere invece molto più semplice inserire dei dispositivi per l’ascolto nei luoghi in cui vengono effettuate le chiamate.
Attraverso l’estensione del FISA Act (Foreign Intelligence Surveillance), le conversazioni dei cittadini americani con l’Estero potranno essere legalmente intercettate. Ecco qual è la sorte che spetta all’Europa.
Negli ultimi anni le persone monitorate attraverso la sorveglianza elettronica sono aumentate notevolmente. Ad essere raccolti sono soprattutto i metadati –cioè le informazioni sulla comunicazione attraverso telefoni e internet– che sono soggetti ad una legislazione meno restrittiva rispetto alle intercettazioni totali del contenuto.Il Dipartimento di Giustizia statunitense sta autorizzando la sorveglianza elettronica nei confronti di un numero sempre maggiore di persone, tanto che tra 2010 e 2011 i soggetti coinvolti sono stati più numerosi di quelli dell'intero decennio precedente. A darne notizia è l’ACLU,American Civil Liberties Union, che ha richiesto ed ottenuto i dati appellandosi al Freedom of Information Act.
Nome in codice: Enfopol. Secondo l’Unione europea è un acronimo usato "per classificare i documenti relativi alla cooperazione delle polizie che vengono distribuiti nell’ambito del Consiglio dei ministri". Secondo alcuni giornalisti investigativi e molti "cani da guardia" delle libertà civili è, invece, il corrispettivo europeo di Echelon. L’esistenza di Enfopol è denunciata per la prima volta da uno studio di Statewatch, organizzazione di "monitoraggio delle libertà civili in Europa": l’Unione europea, "in collaborazione con la Fbi", avrebbe attivato "un sistema di sorveglianza globale delle telecomunicazioni".Obiettivo, assolutamente lecito, "combattere i gravi crimini e proteggere la sicurezza nazionale". Solo che, denuncia Statewatch, "per fare questo è stato creato un sistema in grado di controllare chiunque".
Che cosa si sono detti il presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, e Nicola Mancino? Sulle conversazioni segrete intercettate dalla Procura di Palermo si sta scrivendo una pagina di storia repubblicana assai tormentata, con inedite coalizioni di commentatori e politici le une contro l’altre armate. Ma è una storia che, se avesse un titolo, potrebbe essere molto semplice: la grande ipocrisia.Ovvero: come usare ogni artifizio retorico e/o giornalistico per fare capire di sapere ciò che c’è nelle intercettazioni senza dichiararlo apertamente. Vediamo di comprendere meglio e, soprattutto, per quale scopo vengono lanciati questi messaggi (vedere anche l’editoriale a pagina 12 e il riquadro a pagina 64).Con due premesse. La prima: da sempre Panorama critica il devastante potere delle intercettazioni nel deformare il pensiero di chi parla, con la trascrizione di frasi fuori dal contesto in cui sono pronunciate.
Lo scandalo delle (indebite) intercettazioni del capo dello Stato, le cui conversazioni con Nicola Mancino sono state registrate dalla Procura di Palermo, tiene banco da alcune settimane. Ma è da molto tempo che garantisti e "giustizialisti" si combattono: i primi sostengono che l’Italia è l’unico Paese occidentale nel quale si divulgano senza alcun limite le intercettazioni, e che questa è una grave lesione dei diritti civili, soprattutto nei confronti di chi viene ascoltato e non è nemmeno indagato, ma viene danneggiato dai mass media; i secondi obiettano che il diritto all’informazione è prevalente, e pertanto non deve avere limiti.Ma che cosa prevedono le normative in materia nei Paesi occidentali? Quali regole governano le intercettazioni e la loro «pubblicabilità», all’estero?
Avete presente Le vite degli altri, il film sulla pervasività della polizia di stato nella fu Germania orientale? Uno struggente racconto di un rapporto tra spia e spiato, mediato da un auricolare, per il primo, e un microfono, per il secondo. Non è dato sapere se lo struggimento sia lo stesso, ma sono stati 139.051 nel 2010 i cittadini italiani ad avere il telefono sotto controllo. È quanto emerge da uno studio dell’Eurispes (Istituto di studi politici, economici e sociali), elaborato a partire dall’ultima infornata di dati forniti dalla Direzione generale di statistica del ministero della Giustizia. Tenendo in considerazione che ogni utenza sotto controllo ha fatto registrare 26 eventi telefonici giornalieri ed è stata tenuta sotto controllo per una media di 50 giorni, il numero delle conversazioni intercettate è stato pari ad oltre 181 milioni.
Altro che calo, più o meno sbandierato ogni volta che sul più che caldissimo tema delle intercettazioni esplode la polemica. Altro che minor spesa, con un incremento di quasi 20 milioni di euro tra il 2008 e il 2010. Il Grande orecchio, in Italia, non conosce crisi. E i 25 milioni di euro di tagli previsti dalla spending review, non sposteranno poi molto, su un totale di spesa che nel 2010 era di 284 milioni e mezzo, (284.449.782), più 6,8% rispetto al 2008 quando era «solo» 266 milioni 165.056 euro.Benvenuti nel Paese a privacy zero. Ogni anno, sono ben 181 milioni, sì, avete letto bene, milioni, le intercettazioni che vengono effettuate, più 22,6% rispetto al 2006.Lo rivela uno studio Eurispes, elaborato su dati della direzione generale di statistica del ministero di Giustizia.